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La Curiosa Storia di Flip

LA CURIOSA STORIA DI FLIP, ARRIVATO IN ITALIA  IN NAVE
Ciao a tutti,
sono Flip!
Alcuni di voi già mi conoscono per i giochi e gli esercizi che ho imparato, per i premi che ho vinto e le fotografie che mi ritraggono durante le mie attività preferite. Ma non vi ho ancora raccontato di come è cominciata  la mia storia e soprattutto di  come sia arrivato fin qui.
Tutto ha inizio nell’isola greca di Cefalonia, tristemente nota  per l’eccidio dei soldati italiani della divisione Acqui avvenuto durante la seconda guerra mondiale ed oggi rinomata meta turistica.
Sofia, la mia migliore amica,  durante una vacanza in Grecia nell’estate del 2005, decide di andare a rendere omaggio ai caduti  della divisione Acqui  visitando il monumento alla loro memoria che si trova in un luogo isolato e raccolto sulla collina che domina il capoluogo dell’isola .
Non tutti lo sanno, ma io sono nato a Cefalonia. Sono quindi un cane greco, orgoglioso del mio passato perché, insieme ai miei antenati (Argo di Ulisse per nominarne uno), siamo frutto di sapienti selezioni del tutto naturali che fanno di noi un altissimo esempio di “ razza “ meticcia. Secondo il mio parere, noi meticci abbiamo una marcia in più rispetto ai cani “di razza” i quali a differenza nostra non hanno il privilegio di vivere liberi, di scegliersi e di fortificarsi. E poi noi siamo davvero unici anche nell’aspetto esteriore.
Non ricordo i miei genitori ma sono sicuro di avere  trascorso i primi  6-7 mesi di vita insieme ad una famiglia del posto. C’era un  bambino con cui giocavo sempre, lui e la mamma mi accarezzavano spesso, ma il papà  a volte mi tirava le pietre, soprattutto quando cercavo di entrare in casa.
Un bruttissimo giorno la famiglia con cui stavo capì che ero ormai cresciuto e che non ero soltanto un peluche con cui far giocare il  figlioletto ma un essere vivente che necessitava di cure e attenzioni costanti. Nonostante mi accontentassi anche di poco, decisero, crudelmente, di abbandonarmi. Mentre il bambino era in casa, suo papà mi portò via con l’automobile. Dopo molti chilometri si fermò e disse: “siamo arrivati”. Non feci in tempo a scendere e a guardarmi intorno che lui risalì in macchina e fuggì a tutta velocità. Preferisco non ricordare i momenti di sgomento che seguirono. Posso dire che ero in preda a incredulità, sensi di colpa, delusione…e poi a solitudine e disperazione.
Ma dove ero? Mi trovavo tutto solo  in cima a una collina. C’erano cespugli, alberi, … e uno strano monumento.
Ogni tanto si fermava una macchina, scendeva qualcuno ed io mi precipitavo ad annusare da vicino tutto speranzoso, ma venivo sempre allontanato in malo modo.
                
Ad un certo punto la vedo, è lei. E  lei vede me. E’ il nostro primo incontro e non lo dimenticherò mai. E’ andata così:
Sofia  mi  sorride . Poi si siede pensierosa sul bordo della strada ed io, titubante, mi sistemo accanto a lei  molto composto e in un certo senso sollevato per quella presenza tanto gradita. Decido di  dimostrarle  subito la mia amicizia dandole una leccatina sulla guancia. Lei mi cinge le spalle e mi accarezza con lo sguardo triste e preoccupato .
Poi accadono tante cose….lei si alza, mi parla ma non la capisco. Sale in macchina e se ne và.  Io la rincorro, non posso lasciarla andar via, non voglio restare solo… corro sulla strada a tutta velocità fino a perdere il fiato. Lei si ferma, scende, mi parla nuovamente , cerca di farmi salire sulla sua automobile ma io ho paura e mi rintano acciambellato sotto un cespuglio. Con la testa le dico di no, che non me la sento, che preferisco starmene buono lì. Lei mi riaccompagna al monumento e mi dice che tornerà. Poi sale di nuovo in auto e riparte.
Io scatto in piedi, non potrei sopravvivere ad un altro abbandono e inizio a correre……..velocemente …….. mi avvicino sempre di più……..o forse è lei che non accelera, è lei che rallenta…e infine si ferma.
Questa volta capisco che è meglio accettare il suo invito a salire in auto e sistemarmi buono buono sul sedile, ma ho tanta  paura che  per tutto il tragitto non alzerò mai la testa…
E’ durante quei 15 minuti di strada che capisco che quello che desidero di più al mondo è stare con lei, sento che ho trovato una vera amica e giuro che non la lascerò mai e che la seguirò ovunque andrà.
Io e Sofia diventiamo inseparabili, pian piano mi abituo anche ai viaggi in automobile che adesso mi piacciono moltissimo perché non ho più paura, come all’inizio,  di venire abbandonato. Presto imparo anche che la pallina non è un sasso. Quando me la lanciano la rincorro felice  e non scappo più via tutto tremante come le prime volte.
Ma l’esperienza  più gradevole è in nave. Appena saliamo per andare in Italia scopro che camminare sulla moquette dei corridoi è  una sensazione davvero piacevole, mai provata prima.
Da quel giorno per me e  Sofia inizia una nuova vita  piena di scoperte e di cose interessanti da fare insieme come lunghe passeggiate nel verde, corse tra gli ostacoli per mostrare destrezza e coraggio, esercizi di attenzione, di comprensione e di fiducia. Ritrovo anche l’amore dei bambini che giocano con me nel prato di fronte a casa.
Tutti gli anni ritorno a Cefalonia in vacanza. Non dimentico il mio passato ma  penso di avere ormai  superato tutta la sofferenza e ora posso guardare sereno al futuro con la mia famiglia.
Solo una cosa vorrei aggiungere: spero che nessun altro uomo sulla terra debba mai più tradire la fiducia di un cane come invece è accaduto a me.
Se vivendo in Italia  ho imparato tante cose e se Sofia è orgogliosa di me, è anche perché desideriamo far capire agli altri quanto sia  bello avere un vero amico al loro fianco.       
Vorremmo insegnare alle persone ad amare noi cani e a godere di tutto quello che possiamo dare senza mai chiedere  niente in cambio. Che non è poco.
FLIP,  febbraio 2009

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